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La partita di Genova tra Italia e Usa non verrà ricordata negli annali tra le migliori prestazioni della nostra Nazionale (con la N maiuscola) ma mi ha dato spunto per più di una riflessione che volevo condividere.

Non entrerò nel merito della partita in sé: le amichevoli sono fatte per sperimentare e Prandelli aveva parecchi “indisponibili” (per indisponibile definiamo pure “neurone” Balotelli che non è stato convocato per…sorpresa ! motivi disciplinari), mi ha invece colpito la diversa attenzione e peso specifico che il pubblico dei due paesi ha dato al match. 12.000 persone al “Franchi” non è quello che si definisce una grande audience: fa più spettatori la gara di lancio del nano che si tiene in Australia (record del mondo 9 metri e 15 cm!). Nello stesso momento la ESPN, il più grande network sportivo americano e credo del mondo, dava una completa copertura della partita, con tanto di servizi e celebrazioni per la prima vittoria a stelle e strisce sugli azzurri. Se chiedete ad Enzo Malibu vi dirà certamente che la notizia della loro vittoria oltreoceano ha fatto sicuramente più scalpore che da noi quella della nostra sconfitta. Io ho seguito la partita dalla camera dell’albergo dove lavoro perché la sala TV era gremita di ragazzini che giocavano alla Play Station!

Non voglio fare retorica ma, come ha accennato Libertino nel suo splendido articolo, lo sport, in particolare il calcio, è uno dei pochi denominatori comuni che uniscono lo stivale. Ci ricordiamo di essere italiani e di esserne fieri quando gioca la Nazionale, poi piano piano ce ne dimentichiamo.

Uno dei ricordi sportivi che ho da ragazzino riguarda mio padre, che non si è mai interessato al calcio più di tanto. Il 5 luglio 1982, un lunedì afoso come solo a Milano e Beirut può essere, stavo guardando Italia – Brasile sul vecchio divano di casa, come altri milioni di Italiani, alla Fantozzi. Mio padre stava per uscire con una giacca beige e un borsello in pelle marrone tornato in auge grazie alla canzone di Elio e le storie tese. Saluta me e mia madre e fa per aprire la porta quando Rossi segna rovinandogli il programma pomeridiano. Mio padre rimase 90 minuti in piedi, col borsello a tracolla accanto al divano, col fare di chi sta per andare via da un momento all’altro, fino al triplice fischio: la Nazionale lo aveva rapito e rilasciato dopo un’ora e mezza.

Forse queste emozioni un’amichevole non le merita, ma se vi mettete per un attimo nei panni degli Americani, vedrete le cose in un’ottica diversa.

Chiudo questo articolo sugli sport Americani che non ha parlato di sport Americani ricordando, un pelo in ritardo, un piccolo grande uomo amante del basket che ci ha lasciati. La Gazzetta ha trovato questa meravigliosa foto di Lucio Dalla con i giocatori dell’allora Perugina Roma. Toccante come le sue canzoni, al limite della poesia.

Giuseppe Full Fiorito 

Giuseppe “Full” Fiorito, grande appassionato di sport a stelle e strisce e telecronista per hobby, ha frequentato l’Isef della Lombardia e giocato a Football Americano.