
Nel calcio, nello sport, come nella vita esistono legami forti, quasi indissolubili che non si cancellano col passare del tempo. È il caso del gemellaggio tra i tifosi di Napoli e Genoa. Un’unione che va avanti da oltre trent’anni per quello che ad oggi è il più longevo d’Italia e che accomuna due tra le tifoserie più calde e passionali d’Europa.
Tutto ha avuto inizio nel maggio del 1982, quasi 35 anni fa, quando in occasione dell’ultima gara di campionato al San Paolo si affrontavano azzurri e rossoblu. Il Napoli era in lotta per un posto in Coppa Uefa (gli bastava un solo punto) mentre il Genoa era in piena lotta salvezza con il Milan di Galbiati. Con gli azzurri avanti per 2 a 1 verso la fine del secondo tempo si iniziarono a sentire dalle gradinate dello stadio di Fuorigrotta i tifosi napoletani incitare il Genoa, chiedendo addirittura ai propri giocatori di farli segnare. Cosa che accadde praticamente allo scadere del Novantesimo quando, da calcio d’angolo, arrivò il pareggio di Faccenda (accolto da un boato) che regalò al Genoa il prezioso punto salvezza e mandò in serie B i rossoneri. Napoli in Uefa, Genoa ancora in A e Milan tra i cadetti!
Da quel momento a ogni incontro tra le due squadre, prima, durante e dopo la partita c’è sempre la festa dei tifosi che uniscono bandiere e vessilli, scambiandosi cori e incitazioni.
Un legame forte che si è rafforzato ulteriormente il 10 giugno 2007 quando il Napoli e il Genoa ritornarono insieme in Serie A grazie allo zero a zero dell’ultima di campionato a Marassi, con la pacifica invasione di campo finale dei tifosi che festeggiavano abbracciati sul prato il ritorno in massima serie.
Come tutti i tifosi del Grifone, anche il cantautore inglese Jack Savoretti ha una certa simpatia per il Napoli. Tifosi si nasce e da mio padre ho ereditato l’amore per il Genoa, ha dichiarato di recente il folksinger premiato agli Onstage Awards 2015 come Miglior Nuova Proposta Internazionale. E in occasione del suo concerto a Napoli, all’Arena Flegrea dello scorso 5 luglio, non ha di certo dimenticato quel gemellaggio con gli azzurri. Ad accompagnarlo sul palco oltre alla sua band ‘multietnica’, i Dirty Romantics – un brasiliano, un danese, un irlandese e un inglese – Jack aveva i vessilli del Genoa CFC e quelli della SSC Napoli. Bandiere sugli amplificatori e sciarpe legate all’asta del microfono, a testimonianza di un amore per il calcio e per quel sodalizio che accomuna, ormai da tre decadi, il capoluogo campano e quello ligure. Due città di mare abbastanza simili.
Nato a Londra da padre genovese e madre tedesca-polacca che in gioventù frequentava Jimi Hendrix e i Rolling Stones, Jack Savoretti è uno dei volti nuovi più interessanti della scena folk-rock d’oltremanica. Cresciuto in Svizzera, ha frequentato la scuola americana di Lugano e si è formato artisticamente in Gran Bretagna. Oltre ad essere un grande appassionato di poesia è sempre stato attratto dai grandi songwriter e da adolescente sognava di fare il calciatore. Nel suo sangue e nella sua musica si uniscono varie anime, quella da rocker che ama il soul, quella di autore melodico che conosce il blues, di artista pop che ama l’avventura e considera la diversità una ricchezza, oltre a quella di grande appassionato di football. Di tifoso vero. Una passione per il gioco più bello del mondo che viene da lontano, da quel Genoa – Liverpool di Coppa Uefa nel 1992 che portò a una sorta di folgorazione calcistica, grazie a suo padre e a suo nonno, un partigiano che contribuì a liberare Genova dai nazifascisti nel 1945.
Scoperto da Teresa Guccini, figlia del grande Francesco Guccini, Savoretti ha all’attivo quattro album – “Between The Minds” (2007), “Harder Than Easy” (2009), “Before the Storm” (2012) e il recente “Written In Scars” (2015) – che hanno riscosso ottimi consensi sia di vendite che di critica. Dal vivo si è costruito una solida reputazione partecipando ai più importanti festival continentali con numerosi sold out. Paragonato a Bob Dylan, ha conquistato star mondiali come Bruce Springsteen e Neil Young aprendo i loro concerti ad Hyde Park. Ha partecipato all’ultimo video di Paul McCartney, “Queenie Eye”, girato negli Abbey Road Studios, è stato testimonial per la sfilata milanese di Calvin Klein e ha duettato con Elisa nella canzone “Waste your time”, contenuta nel cd della cantante friulana, “On”. Molti dei suoi brani sono scritti insieme a Sam Dixon (il produttore musicale di Adele) e alcune delle serie tv più seguite del momento – da “Grey’s Anatomy” a “Vampire’s Diary”, da “One Tree Hil” a “Sons of Anarchy” – hanno inserito i suoi pezzi nella loro colonna sonora.
Innamorato di Pato Aguilera, appena può lascia la sua casa nelle campagne di Oxford e torna al Ferraris per assistere alle partite del campionato italiano. Ma non solo. Il videoclip di “Home”, il primo singolo tratto dall’ultimo disco è stato interamente girato a Marassi il 29 ottobre 2014 in occasione di Genoa–Juve, gara vinta dai rossoblù 1 a 0 grazie al goal di Antonini nei minuti di recupero. Deve aver portato fortuna…
Per la sua prima volta in scena a Napoli non ha lesinato parole d’affetto per la città partenopea e per la squadra che fu di Maradona: stasera dedico il concerto alle mie due squadre del cuore, ha affermato con fierezza dal palco dell’arena della Mostra d’Oltremare strappando a più riprese gli applausi degli spettatori. Una serata indimenticabile, un grande onore per me suonare nella terra del Calcio Napoli, ha poi ribadito al termine dello show. Ma anche nei giorni precedenti il live, unica tappa al sud Italia, nelle varie interviste rilasciate per promuovere il tour italiano ha parlato di Napoli: una città unica che senti vibrare non appena ci metti piede, senti il Mediterraneo, senti la storia. E le parole di elogio hanno toccato anche l’ambito artistico: Napoli è una città ad altissima alfabetizzazione musicale.
Voce graffiante, piglio deciso di chi sa stare sul palco, tra pezzi rock che strizzano l’occhio agli anni ’70 e ’80, ballad romantiche e brani dal sapore folk, Jack Savoretti è ormai una delle realtà più interessanti della scena anglosassone. La sua storia è quella di un eterno emigrante che non appartiene a nessun posto. Di un londinese-genovese che in Inghilterra si sente italiano e in Italia, inglese. Che ha vissuto in vari paesi e abbracciato suoni, culture e tradizioni differenti. Di un grande tifoso del Genoa (e di conseguenza del Napoli) che voleva fare il calciatore, ma è finito per fare il cantautore. Senza dimenticare mai le sue radici. E per dirla a modo suo… tifosi si nasce, non si diventa, è una malattia ereditaria!
Umberto Di Micco