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«Pericle nel suo Discorso agli Ateniesi affermava: un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla». Parole sagge e quanto mai attuali quelle rievocate da Emilia Leonetti, presidente dell’associazione culturale ed organizzazione no profit Vivoanapoli. Il 29 maggio è stato inaugurato il primo di un ciclo di appuntamenti il cui tema è proprio “La Responsabilità della Cosa Pubblica” la quale chiama in causa da un lato gli amministratori, il cui operato deve essere svolto in un’ottica di servizio nei confronti del cittadino, e dall’altra parte i cittadini stessi che devono sentire una necessità viscerale di contribuire a rendere il proprio spazio urbano un luogo sostenibile ed ospitale.

L’evento si è svolto presso il PAN di Napoli e ha avuto come protagonista Raffaele Del Giudice, Amministratore unico di ASIA, l’azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel comune di Napoli. Affrontare questo tema con Del Giudice si è rivelato un’ottima occasione per rendere evidente il discorso di reciprocità che deve intercorrere tra chi gestisce un’azienda e i cittadini. Se questi, infatti, non si assumono la propria porzione di responsabilità partecipando alle attività legate al territorio, la raccolta dei rifiuti non potrà funzionare correttamente e in modo efficiente. La città avrà, quindi, un aspetto poco accogliente e poco sano anche a discapito del turismo e di nuove entrate. Un circolo vizioso.

Ad arricchire e valorizzare il dibattito, anche in qualità di soci di Vivoanapoli, erano presenti alcune tra le eccellenze napoletane come lo scrittore Maurizio de Giovanni, l’editore Diego Guida, l’ex responsabile del PAN Fabio Pascapè ed il presidente Emilia Leonetti che ha moderato l’incontro dopo l’intervento ed i saluti dell’Assessore alla Cultura di Napoli, Nino Daniele.

Vivoanapoli, sin dalla sua fondazione, ha dato vita ad una lunga serie di interessanti incontri sviluppando tematiche fondamentali per la città e per un suo riscatto economico-culturale discutendo di “Cultura come Impresa” e di “come fare Impresa con la Cultura”. L’attenzione è stata focalizzata su come sfruttare e valorizzare l’immenso patrimonio artistico partenopeo anche in un’ottica imprenditoriale. Questo percorso di riflessione per migliorare l’ambiente nel quale viviamo porta al nodo della questione: la responsabilità. L’oggetto dell’incontro, infatti, non è stato scelto a caso. «Una città che non avverte la responsabilità del proprio territorio e delle Istituzioni – ricorda il presidente Leonetti –  non può avviare un processo di cambiamento».

Nel corso del dibattito, a seguito delle domande poste da Diego Guida, Del Giudice ha rilasciato alcune dichiarazioni per raccontare come il suo impegno da cittadino privato abbia contaminato il modo in cui dirige la ASIA ed i principi sui quali il suo operato si fonda.

«Abito in una zona frequentata tantissimo, in una terra cui ho dato il nome, tristemente noto, di Terra dei Fuochi. Il mio impegno in qualità di cittadino responsabile, prima ancora che di Amministratore unico ASIA nasce proprio perché ho visto in prima persona i privati all’opera. Parlo dei privati corrotti. Quel privato inteso come criminalità organizzata che si è impossessata dei rifiuti. Parlo delle ecomafie, termine nato di recente e coniato per descrivere il fenomeno dello smaltimento abusivo».

Quante volte sentiamo per strada: “Che mi frega di buttare la carta a terra, tanto la strada è già piena di sporcizia” o ancora “Lascio un attimo l’auto davanti i cassonetti, lo fanno tutti quindi perché non io non posso?” per finire con la classica “L’amministrazione non fa niente, stanno con le mani in mano mentre questa città se ne cade a pezzi”. Proprio affermazioni simili portano l’associazione Vivoanapoli a prodigarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica su un concetto fondamentale: se il singolo individuo è il primo a non avere a cuore il rispetto dell’ambiente e del proprio spazio urbano, non può permettersi, a posteriori, di muovere sterili lamentele nei confronti della Pubblica Amministrazione e criticare la gestione del territorio. Chi, invece, amministra la cosa pubblica ha l’obbligo di svolgere le proprie mansioni con trasparenza e dedizione governando nell’interesse della collettività e praticando la responsabilità nella gestione del denaro e dei beni pubblici. La responsabilità è un senso del dovere morale e civico che corre su due binari paralleli. Senza la sinergia tra le due parti non si ottengono risultati, se non uno spreco di mezzi e denaro pubblico.

Fabio Pascapè, percorrendo questa linea concettuale, si è interrogato su quanta parte del bilancio dell’ASIA è deviato su comportamenti poco responsabili del cittadino e cosa si potrebbe fare con quel denaro per governare il problema ambientale. A tal proposito Del Giudice mostra, attraverso alcuni esempi, una realtà preoccupante.

I dati parlano chiaro: «Rimuovere i manifesti abusivi dalle campane della raccolta differenziata – spiega il dirigente – ci costa diecimila euro. L’acquisto di una singola campana costa, invece, mille euro. Investiamo al mese circa ventimila euro, nonché duecentoquarantamila euro l’anno, a causa di azioni non responsabili. Purtroppo c’è un istinto a considerare quelle attrezzature non nostre. Manca il rispetto e più ci si comporta in modo incivile, maggiore sarà il carico di tasse da applicare per risolvere il problema. Con quei soldi si potrebbero acquistare attrezzature ergonomiche per i dipendenti agevolando il loro lavoro, oltre ad avviare un processo di meccanizzazione dell’azienda».

Insomma, un cane che si morde la coda. Dai numerosi temi sviluppati durante il meeting, è emerso anche il problema della popolazione rom. Troppo spesso forzano le campane adibite alla raccolta degli abiti usati per rubarli, venderli e mettere su un piccolo commercio. Esistono anche alcune comunità rom che accumulano materiale dedicato alla raccolta differenziata e ne scompongono le parti metalliche con tecniche rudimentali per poi riutilizzarle in altri modi. Queste attività, oltre ad essere illegali, possono anche creare seri problemi di igiene pubblica ed essere pericolose in primis per chi le compie. A fronte di questi problemi, quasi ottocento contenitori che venivano scardinati sono stati rinforzati dagli operatori di ASIA comportando una spesa di ottantasettemila euro in soli tre mesi. Del Giudice precisa però che non bisogna cadere in generalizzazioni in quanto è entrato in contatto, in prima persona, anche con quella parte dei rom in “conflitto” con chi è dedito alla delinquenza. Ha proposto quindi come soluzione di realizzare un progetto di integrazione per insegnare a gestire autonomamente una raccolta differenziata. Programma impossibile da compiere in quanto questi soggetti, organizzati in campi abusivi, non riuscirebbero ad ottenere le autorizzazioni obbligatorie richieste dalla Regione neanche riunendosi in una cooperativa.

«Se in un Paese le persone non partecipano allora saranno i piccoli a prendere il potere. In relazione a Napoli questo cosa vuol dire? Chi sono i piccoli? L’illegalità, la camorra e chi non ha interesse a curare la propria città». Le parole pronunciate da Emilia Leonetti lasciano un sapore amaro in bocca, come un monito a non cadere nei soliti luoghi comuni per cui “tanto le cose non cambieranno mai”. Appassioniamoci, sentiamoci realmente appartenenti alla nostra terra ed iniziamo ad essere partecipi in prima persona alla gestione di un territorio che ora è nostro e che un domani sarà dei nostri figli. Per caso vogliamo lasciare questo arduo compito ai “piccoli”?

 

Giorgio Perillo

 

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