Non sarebbe stato più comodo farne 2 con il Palermo e 6 a Bologna? Sono queste le stranezze del calcio. Sì, perché fatichi a rimontare il gol di Nestorovski in casa e poi, quasi a rivendicare la legittimità del vedere nella sfortuna la causa del pareggio, dimostri e stradimostri che non hai problemi a fare gol.
Un Napoli senza freni, infatti, asfalta al dall’Ara un Bologna annichilito già nei primi 5 minuti. La qualità stellare del gioco espresso degli azzurri porta a una partita mai in discussione e accende la discussione su limiti, margini e proiezioni della banda Sarri. Il match in terra emiliana mostra le innumerevoli soluzioni a disposizione degli azzurri per poter far male, ma soprattutto evidenzia l’insaziabilità dei partenopei. La consapevolezza, infatti, che il modo migliore e il più familiare di trascorrere i 90 minuti è mantenere il possesso palla e strumentalizzarlo per cercare il modo di pungere fa sì che la vittoria si trasformi in goleada. È questo il tratto distintivo del Napoli. Mai disunito e sempre pronto a colpire, ma soprattutto a dare spettacolo. Un coro che coinvolge tutti gli interpreti ed è capace di elevare a protagonista il gruppo, riservando al collettivo gli elogi che affiancano l’encomio del singolo. Resta, infatti, in maniera indiscussa il merito di tutti, il lavoro dei quali riesce a tirare fuori il meglio di ognuno. Lo dimostra l’attitudine alla crescita che accomuna tutti i giocatori diretti da Sarri. Basta pensare al capitano Marek Hamsik.
È questa, senza dubbio, la migliore stagione della carriera dello slovacco, superprotagonista sabato sera insieme a Mertens. Il 17 si è caricato la squadra dopo la partenza di Higuaìn, diventando il leader tecnico da cui passa sempre il gioco, capace di inventare magie per i compagni e, spesse volte, mettersi in proprio concedendosi giocate da stropicciarsi gli occhi. Come prescindere da lui? Stesso quesito che ci si pone a proposito di Mertens, dal momento del suo arrivo innamorato di Napoli e capace in mezza stagione di fare innamorare l’intera Napoli ( e non solo ) della sua verve, della sua voglia, del suo entusiasmo, della sua classe. Ma il fatto che il discorso dell’imprescindibilità si può applicare, e a buona ragione, nei confronti di gran parte della squadra , se non di tutta, porta a dirsi : a una squadra con queste qualità attuali, con le grandi potenzialità derivanti dalla giovane età di molti dei fenomeni, ma soprattutto con un allenatore così efficace e allo stesso tempo spettacolare, quanto tempo serve per vincere qualcosa? Si ritorna al dolente punto di partenza.
La spettacolarità, la superiorità evidente, la voglia di macinare gioco e triturare l’avversario, talvolta non corrispondono al risultato effettivo. Quei punti che il Napoli ha perso per strada, quelli che “ai punti” ( per usare una metafora da box) il Napoli avrebbe conseguito, quelli sono quei punti che ti separano dalla gloria, dal cammino perfetto. Premesso che il cammino perfetto non esiste, si può dire che se nel futuro relativamente prossimo i gioiellini del Napoli di oggi (cito ad esempio Diawara e Zielinski) dovessero restare, uniti alla permanenza della guida tecnica, il confine tra la possibilità e la concreta riuscita potrebbe assottigliarsi.