E’ una questione che va oltre il calcio. E’ una questione che riguarda l’appartenenza, la passione di un popolo che non esiste in nessun’altra parte del modo, la rivincita che solo nella nostra terra verrà sempre vista come l’unica vittoria possibile. L’hanno già detto tutti che sono passati 25 anni dall’ultima volta che il Napoli si trovava primo in classifica, l’hanno già detto tutti che poi quella squadra vinse lo scudetto. Di Maradona si parla a prescindere, sempre, quindi sembra quasi irrispettoso nominarlo solo per “doveri” di cronaca. Cosa resta da dire? Niente. Il giorno dopo Napoli-Inter bisogna solo stare in silenzio e guardare. Guardare come Reina esulta neanche fosse un bambino portato in Lapponia al cospetto di Babbo Natale, guardare come tutti i calciatori trovano la forza per correre ancora, per arrivare il prima possibile sotto la curva… devono cantare e saltare e gioire con la propria gente. La stanchezza non esiste più. Guardare Higuain che, dopo i capolavori partoriti senza grande sforzo e le solite interviste di rito, si ferma sotto la curva. Lui ha ancora qualcosa da dare, qualcosa che va oltre le vittorie e le magie calcistiche. Lui vuole cantare (e sa a memoria tutte le parole), canta con la sua gente a difesa di un’intera città. Ecco perché il giorno dopo non servono parole. Tutto è già stato detto. Per questo Napoli non è una piazza come le altre; qui i tifosi non sono semplici tifosi, diventano il TUO popolo, la TUA gente. La città diventa la TUA città; la TUA vittoria diventa il LORO riscatto. Vestire questa maglia vuol dire portare addosso il peso di un intero popolo con la sua storia e la sua necessità di mostrare, prima a se stessa e poi agli atri, che Napoli non è solo un banale luogo comune, a cui tutti credono senza mai concedere il beneficio del dubbio. Non è facile ma quello che si ottiene in cambio è qualcosa di impagabile. Stavolta lascio agli altri le diatribe sulle parole di Mancini e quelle di Sarri, le polemiche sui cartellini e gli sterili assalti finali dei nerazzurri. Io, ieri, la partita l’ho vista così.
“GUARDATE CHE CONTRASTO, CHE MAGNIFICA ILLUSIONE: LA BOTTE E’ COSì GRANDE… E COSì PICCOLO IL BOTTONE!”