Sarri finalmente parla. I giornali reagiscono con una eco rumorosa come un potere speciale. Tipo quando eravamo creaturi e facevamo il telefono senza filo. Si partiva da una frase. Si arrivava a qualcosa di completamente opposto.
“Non so se siamo più forti dello scorso anno in valore assoluto”. Questa frase avrebbe vinto anche al telefono senza filo. Ma noi sappiamo che qualcosa nella stampa non funziona, dovremmo annotare i nomi delle penne che firmano gli articoli, non bastano le testate.
“Raffaello Bucci, capo dei drughi, consulente della società sportiva Juventus, per quanto concerne i biglietti, viene ascoltato in procura il 10 luglio, poi si uccide”.
Ora andate a giocare al telefono senza filo. Nel primo caso arriverà qualcosa tipo:
“Il Napoli è scarso”.
Nel secondo arriverà tipo:
“Abbiamo pagato la clausola rescissoria di Higuain”.
A me la stampa sembra filtrata. Assoggettata ad un potere quarto, come quello di Orson.
Lo so. Voi volete che si legga di pallone. Ma io racconto fattarielli. Non sono nella storia del calcio.
Ieri mi sono ritrovato al teatro San Carlo di Napoli. Il direttore marketing di una emittente televisiva del lombardo-veneto, per presentare i nuovi prodotti in vendita su territorio campano, mostrava un video di esempi antipartenopei:
Giornalisti discutevano di una testata mai data di Bonucci ad un arbitro;
i torti arbitrali subiti dalla Juventus in Champions;
due opinionisti discutere, nello scorso giugno, della trattativa Higuain – Juve;
immagini scudetto Juve.
Ottimi esempi. Qualcuno mi spieghi perché in una sala di oltre duecento persone, nessuno ha protestato. Nella sala del teatro lirico in attività più antico di sempre.
A me sembra che il giornalismo vada rivisto. Questi juventini hanno già vinto. Devono. E’ loro diritto. I conti non tornano. Oppure i conti non tornerebbero se la Juve non vincesse?
Mentre scrivo, osservo lo sguardo dei miei amici. A loro chiedo scusa, mi eclisso, sparisco. Mi nutro della scrittura. E’ la sola arma per vincere.
Per radio parte Rovazzi, e il suo pezzo: “Andiamo a comandare…”
La risposta spesso è dinanzi a noi, arriva improvvisamente.
Quasi settanta milioni di visualizzazioni non sono un caso. Questo pezzo è una rivoluzione etimologica, sociale e culturale contro i bulli. Comincia sul lettino, da un medico. Pazzo, genio. Non conta. La distanza è sottile. Il protagonista, stereotipo criptico e messo ai margini della comitiva, improvvisamente decide di prendere il sopravvento. Di ribellarsi. Senza eccessi, senza alcool, senza droghe. Ma con un ballo impacciato, privo di qualità e dal dinamismo discutibile. Ma vincente. Meritatamente vincente. Onore a questo ragazzo che ha creato un simbolo distruggendo bulli, maschi alfa e rivoluzionando il concetto zoologico che Morris definì di dominanza del maschio scimmia nella comitiva. Qualcuno oggi ha il coraggio di creare un simbolo pulito, con acqua minerale, pantofole in un locale. Che Dio sia lodato; che sia il simbolo di una generazione malata e senza valori.
Vale anche nel calcio. Tutti in giro dicono che la Juventus ha già vinto. La squadra più forte non vince nemmeno al fantacalcio, figuriamoci in uno sport pieno di variabili.
Andiamo a comandare. Dobbiamo convincere noi stessi per trasmettere il desiderio della vittoria. A noi di Bartali, eterno secondo, interessa poco.
Domenico Serra