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L’ultimo tour de force della stagione è oramai alle spalle.

La coppetta Italia, snobbata da tutti in avvio, ma poi rivalutata nel finale quando sono le grandi a scontrarsi, è archiviata a favore di una Juve pragmatica e insolente nelle sue continue perdite di tempo e nei certificati orrori arbitrali relativi alla partita d’andata.

Il terzo posto è cosa certa. Il Napoli lascia la Lazio a sette punti e può finalmente guardare esclusivamente in avanti e puntare il secondo posto di una Roma, che ha passeggiato sulle rovine e sulle motivazioni nulle del Bologna di Donadoni (che era stato però capace di motivare un Parma oramai fallito. Misteri della vita).

Ora si dovranno attendere le ultime sette partite, sperando che la Roma rallenti un po’ e che il Napoli sia in grado di approfittare delle possibili defaiance dei giallorossi per raggiungere un secondo posto fondamentale sia in sede di programmazione, che in sede di accesso alla Champions.

Purtroppo le italiane, tra cui anche il Napoli a Bilbao, hanno negli anni dimostrato che sia per carenze di preparazione, che per poca lungimiranza delle dirigenze in sede di campagna acquisti, non è per niente scontato l’accesso al tabellone finale della Coppa Campioni tramite i preliminari, come ricordato anche ieri da Sarri.

Diventa quindi sempre più importante fare il massimo, cioè 21 punti, nelle prossime sette partite per scalzare la Roma dal secondo posto in classifica e per dare risalto a una stagione che a mio parere è estremamente positiva. Non dimentichiamo che abbiamo sostituito l’innominabile ex-capocannoniere della Serie A con un gruppo di ragazzini molto forti, ma inevitabilmente meno incisivi sul risultato nel breve periodo.

In campionato il Napoli ha totalizzato fino ad oggi 67 punti, gli stessi dello scorso anno. Ha vinto in casa delle romane ed espugnato il San Siro rossonero.

Sempre in serie A ha perso solo quattro partite, quanto la capolista, contro Juve e Roma e ben due volte contro gli orobici atalantini.

Il problema quest’anno sono stati i pareggi, ben sette. Contro: Pescara, Palermo, Genoa, Juve, Lazio, Sassuolo e Fiorentina. Di cui addirittura quattro in casa e due contro squadre virtualmente retrocesse. Quanti totalizzati in tutto l’anno passato, in cui però alle 25 vittorie finali si sommavano anche 6 sconfitte.

 

La Juve e la Roma hanno pareggiato solo 2 volte, l’Atalanta 5. Per trovare una squadra tra le prime che ha pareggiato più del Napoli, bisogna scendere all’ottavo posto occupato dalla Fiorentina, che ha collezionato ben 10 pari.

Sarà su questo aspetto che si dovrà lavorare in futuro. Il Napoli, dovrà essere capace di vincere partite come quella in casa contro la Sampdoria. Vittorie ottenute gettando il cuore oltre l’ostacolo e caricando a testa bassa gli avversari fino a che non capitolino, fosse anche al 95esimo.

Gli azzurri dovranno essere capaci di variare la formazione in corsa, in relazione allo schema tattico degli avversari. Citando nuovamente la partita contro i blucerchiati, ricordo che finimmo la partita con in campo un 4-2-3-1 estremamente offensivo, con Zieliski e Hamsik come centrocampisti e Mertens, Insigne e Callejon dietro Gabbiadini. Oltre a utilizzare il buon Tonelli, goleador di giornata, come attaccante centrale nel forcing finale.

Qualcuno obietterà che la Samp era in 10, ma a mio parere questo è uno schema utilizzabile a partita in corso anche in altre occasioni. Infatti Sarri ha dichiarato che, salvi gl’infortuni, stava pensando di utilizzarlo anche con la Juve in Coppa.

Io ho voglia di vedere un Napoli non solo bello e propositivo, ma arrabbiato quando non riesce a portare a casa i 3 punti e ossessivo nella ricerca del risultato pieno fino al triplice finale. Se questo vorrà dire in qualche caso, esporsi a qualche rischio in più ben venga.

Nell’era dei 3 punti una vittoria equivale a 3 pareggi. Vale la pena anche perderne una, se le altre due le porti a casa e questo Napoli è in grado di farlo.

I segnali degli ultimi giorni sono incoraggianti.

La famosa cazzimma sta pian piano venendo fuori.

L’atteggiamento aggressivo dimostrato contro la Juve in coppa e ieri a Roma, fa pensare che i ragazzi si siano finalmente smaliziati e siano ancor più convinti della loro forza tecnica e mentale.

Una Champions League giocata alla grande, primi nel girone con doppia vittoria sul Benfica e la doppia sfida contro i campioni del Real non potevano non lasciare il segno in termini di mentalità e di consapevolezza.

Se facciamo crescere tranquilli questi ragazzi e puntelliamo con il giusto mix di uomini di personalità e giovani di belle speranze la squadra in campagna acquisti, l’assalto al primo posto e ad una champions conclusa tra le prime otto non è a parere di chi vi scrive utopia.

Salvatore de Cristofaro