“Oh capitano, mio capitano”. Le parole chiave della scena madre de “L’attimo fuggente” sono facili da associare al riconoscimento che squadra e tifosi devono a capitan Marek Hamsik dopo la prestazione contro il Verona. La vittoria sugli Scaligeri passa, infatti, dai piedi del numero 17. Ordine, fantasia, semplicità, precisione. Questi i contributi che lo slovacco ha saputo fornire al centrocampo azzurro, assumendo insieme a Jorginho il totale controllo della zona mediana del campo. L’asse tra il capitano partenopeo e Callejón risulta devastante, in particolare nel primo tempo, quando genera le svariate palle gol che esaltano Gollini, ma sopratutto le prime due marcature napoletane. Il genio di Hamsik e il senso del tempo di inserimento dell’andaluso sono , infatti, gli ingredienti determinanti per il tap in di Gabbiadini e il rigore trasformato da Insigne. La qualità e la produttività del gioco del Napoli hanno uno stretto legame con le prestazioni del suo capitano. Ma questo vale più o meno da quando il ragazzo ha iniziato a indossare l’azzurro. Quando idee e gambe di Hamsik girano a un ritmo inferiore a quello richiesto dalla partita, le conseguenze sono evidenti. Basta prendere in considerazione la sciagurata sfida con l’Udinese, in cui tutta la squadra ha risentito, non senza colpe, della più che opaca prestazione di “Marechiaro”. Quando però il talento con la cresta è in palla, la musica è tutt’altra. Lui, che ha sempre mostrato amore e dedizione alla maglia e alla città . Lui, che ha dovuto adattarsi alla posizione impostagli da Benitez senza fare una piega, nonostante fosse palese che le sue performance ne risentissero. Lui, che ha assorbito le delusioni degli ultimi due anni e, tornato mezz’ala, ha saputo riprendere in mano il Napoli. Lui, il cui lavoro rimane a volte in ombra solo perché ha in squadra un fenomeno da prime pagine. Umiltà, rispetto e sacrificio sono le qualità che lo contraddistinguono. Peccato solo che l’attimo fuggente, o meglio gli attimi fuggenti, non siano stati colti tutti dagli azzurri, in quella rincorsa che, a meno di stravolgimenti improvvisi, vedrà nuovamente lo stesso vincitore.
Marco Breglio