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Ci vuole un grosso impegno per convincersi che la squadra che ha surclassato il Benfica in Champions sia la stessa che ha realizzato la pessima prestazione di Bergamo.
Un Napoli irriconoscibile, venuto meno nelle sue caratteristiche fondamentali. Certo, la sconfitta in sé nasce da un episodio piuttosto fortunoso per l’Atalanta, che con Petagna sulle prime battute del match si porta in vantaggio in seguito a una carambola tra due difensori azzurri. L’atteggiamento poco propositivo dei ragazzi di Sarri, però, non aiuta a cambiare le carte in tavola. Si registra un grande calo di verve e soprattutto di concentrazione, considerata la quantità innumerevole di passaggi imprecisi ed errori tecnici che hanno visto i partenopei protagonisti. È indubbio che i nerazzurri hanno fatto una prestazione importante per intensità e diligenza tattica, mettendo in pratica tutti gli ordini di mister Gasperini, ispirato forse dall’opera del Genoa, capace di inchiodare a suo tempo il Napoli sullo 0-0 a Marassi. La determinazione espressa dai padroni di casa nell’inibire le iniziative azzurre fa il pari con la mancata assunzione di responsabilità e di carattere dal lato degli ospiti.
C’è da dire che non era facilissimo trovare la chiave per superare una squadra raccolta negli ultimi trenta metri. Così come è vero che il Napoli, quest’anno, ha ridotto le sue opzioni di gioco. Se la manovra passava quasi sempre dai piedi del Pipita, capace di portarsi due difensori per poi aprire il gioco a mestiere sfruttando lo spazio che aveva creato, è difficile vedere un movimento di Milik ad abbassarsi e partecipare che sia assecondato dai compagni. Probabilmente è anche dovuto alle caratteristiche del polacco, meno uomo-squadra di Higuaìn, che l’offensiva degli azzurri si sviluppi o su una corsia o sull’altra. Non che questa tipologia di attacco non sia stata applicata in passato, ma la possibilità di variare giocando il pallone con una punta che ha grande proprietà tecnica ( qualità mai messa in mostra da Milik ) ti rende più imprevedibile e più agevolato in una situazione bloccata come quella venutasi a creare a Bergamo. Se poi la forma mentale e fisica non è all’altezza, risulta difficile vincere partite del genere, anche con avversari che sulla carta risulterebbero facili.
Una sbandata comprensibile, che arriva nella tappa conclusiva di un forcing di una serie di partite ravvicinate. Una sbandata evitabile, con un’applicazione maggiore e una determinazione più forte. Una sbandata imperdonabile, per chi vuole perseguire quell’obiettivo impronunciabile, che si allontana ogni volta che si manifesta il dato che al Napoli, forse, manca quel qualcosa in più per mantenere sempre alto il livello di gioco a cui ci ha abituato ultimamente.

Marco Breglio