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Deve esserci qualcosa di genetico, qualcosa di insito nella natura della squadra. Capita troppo frequentemente, infatti, che il Napoli non riesca a sfruttare occasioni per recuperare punti. Eppure , al solito, il gioco c’è e la supremazia territoriale pure. Ciò che si registra ormai da varie settimane è la mancanza di cinismo. Gli azzurri riescono più e più volte a crearsi spazi negli ultimi venti metri avversari, ma la sensazione è sempre quella di assalti poco convinti, che mal riflettono quanto di buono ha saputo farci vedere il Napoli di Sarri. E il calcio, si sa, può essere imprevedibile. E il più delle volte lo è. Ecco perché le partite vanno chiuse. Ecco perché un gol di vantaggio deve essere considerata una situazione precaria, sempre. Un vantaggio che va incrementato, per non esporsi al rischio di farsi raggiungere nella fase finale della partita. E quando non lo fai e sei il Napoli, capace quest’anno di farsi colpire spesso alla prima occasione concessa, paradossalmente più si avvicina la fine dell’incontro e più sale l’apprensione. Già l’allarme era stato attivato in precedenza, quando nella serie di timidi tentativi di ampliare lo scarto di punteggio da parte degli azzurri, una sortita neroverde aveva portato Missiroli a colpire di testa un pallone che aveva scosso la traversa, ma non il Napoli. Quel segnale di pericolo non è stato, però, recepito appieno dai padroni di casa, che non sono riusciti a impegnare seriamente Consigli, né tanto meno a superarlo. Ed ecco che un cross dalla tre quarti trova Defrel incredibilmente libero tra i due centrali azzurri, consentendogli una stoccata al volo che lascia Reina impietrito, così come tutto il San Paolo. La sgradevole sensazione di un’ulteriore delusione accompagna una speranza flebile che il Napoli possa contraddirla. Ma il tempo è poco e le energie anche. L’unica occasione vera che gli azzurri riescono a creare capita sul destro di Callejòn. Un mezzo esterno che si stampa sulla base del palo, lasciando invariata la situazione di pareggio. C’è anche la sfortuna, si dirà. Sfortuna sì, ma in minima parte. La sfortuna è bilaterale. Ciò che può e deve fare la differenza è la tenuta mentale, la fame. La voglia di far male sempre e indipendentemente dal risultato che si evidenziava in ogni incontro nella stagione passata si è affievolita e non poco. Il Napoli produce, sì, ma raramente punge. E ci si ritrova, come spesso accade, a fare i conti con ciò che si poteva e doveva fare in più rispetto a quanto si è fatto. E due punti in meno rispetto a quanti sarebbero arrivati con un minimo di determinazione e attenzione in più.