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Oltre 20 milioni di investimento per il solo cartellino, la busta paga più ricca di tutta la rosa (un milione e 300), l’eredità pesantissima di un vecchio amore della gradinata come Luis Muriel da sostenere davanti a tifosi e compagni. A Duván Zapata da Calì serviranno tutti, i suoi (tanti) centimetri d’altezza per spalle (quasi) altrettanto larghe, per affrontare la sua nuova avventura da calciatore. Davanti a tante attese e responsabilità, dopo neanche una settimana completa vissuta a Bogliasco, per il suo futuro imminente nel cuore dell’attacco doriano il centravanti colombiano pare però poter contare anche su qualcosa di più, una consapevolezza che spesso si rivela merce rara, in un mondo abituato a fermarsi alla superficie.

Questione di intelligenza e forse di vita vissuta, se di mezzo ci sono i sogni di “un ragazzo cresciuto in strada, calciando a piedi scalzi i barattoli invece del pallone” – ci racconta il numero 91 blucerchiato al Mugnaini , dopo l’allenamento di giornata in vista della partita di domani contro la Roma – che oggi sta vivendo questa nuova tappa professionale “dopo tante difficoltà come un’occasione di crescita troppo importante, da giocarmi nel modo migliore, con pazienza”.

In che senso? Che il vero Zapata andrà aspettato?
“Nel senso che fisicamente sto bene, ma rispetto ai miei nuovi compagni sono un po’ indietro. Per costituzione sono grande e grosso, ho un fisico difficile da far entrare in forma, mi servirebbero tante partite per ingranare e in tutta l’estate ho giocato appena un’amichevole. Ma ogni singolo giorno in gruppo mi aiuterà a entrare in forma”.

Quali sono state le prime impressioni, una volta in campo con il nuovo gruppo?
“Vengo da un’estate al seguito del Napoli in cui praticamente mi sono sempre allenato da solo, è bastato un giorno insieme agli altri compagni per stare meglio”.

In Italia ha già lavorato con vari allenatori, da Benitez a Colantuono. Cosa si aspetta di imparare, da un maestro di calcio come Giampaolo?
“Mi ha chiesto da subito di imparare i suoi movimenti, oltre che fare quello che per cui sono stato scelto, segnare. Sto lavorando sul video, devo recuperare i compagni che dopo tutta la preparazione hanno già i meccanismi di squadra in testa”.

Rispetto a Udine cambierà tanto, in campo come sulla piazza.
“La Samp che ho conosciuto l’anno scorso è una squadra che gioca il pallone, che diverte, dalla manovra fluida, con due attaccanti e un trequartista in avanti. L’anno scorso facevo più fatica, il gioco era palla lunga per Zapata e toccava a me far salire i compagni: ora conto di avere ben più occasioni da gol, e divertirmi anche di più. In quanto al pubblico, ho scelto questa realtà anche per il calore sugli spalti”.

Il Ferraris ha visto anche il suo esordio in A. Genoa-Napoli 0-2, doppietta di un certo Pandev che quest’anno ritroverà al derby di novembre.
“Il derby è una partita speciale. In carriera ho vissuto solo quello caldissimo di Calì, la mia città d’origine. Quello di Genova mi servirà anche per crescere. Ribadisco: ho scelto la Sampdoria perché mi darà la possibilità di migliorarmi, magari anche riconquistare la nazionale nell’anno dei Mondiali”.

Venerdì scorso il primo allenamento in blucerchiato, domani sera il probabile esordio nel big match contro la Roma.
“Deciderà il mister, a me basterebbero anche solo pochi minuti, l’obiettivo finale è più importante. Loro dopo l’ultima sconfitta arriveranno arrabbiati, noi non possiamo pensare di perdere in casa, la Samp non regalerà mai niente”.

L’anno scorso il gol decisivo nella vittoria della Samp lo firmò su punizione un certo Muriel, che lei è chiamato a sostituire.
“Luis lo conosco bene, in campo siamo diversi: lui più tecnico, io più centravanti vecchia maniera. Abbiamo giocato insieme in nazionale, nel Mondiale under 20. La Colombia si schierava a una sola punta, in realtà: lui giocava e io facevo il vice, in panchina”.

Nella scorsa stagione Muriel ha segnato 11 gol, lei 10. Come finirà, in quella alle porte?
“Io punto a fare più gol della scorsa stagione. Anche io ho le mie qualità, e farò meglio di lui”. Repubblica.it