Antonio Corbo così scrive nel suo editoriale per Repubblica: “Escono con lo scudetto sul petto e la testa bassa. Lo sdegno ha le voci e i fischi della folla, la sua ira, in questo stadio chiamato ancora Diego Armando Maradona in un’apoteosi di sacrilegio. Alle 19.52 non finisce un campionato ma una insostenibile penitenza. La vive chissà dove, lontano dalla città dei trionfi, anche il presidente nella più sofferta solitudine. Una terribile serata se nelle stesse ore una sua delegazione tenta di convincereConte, allenatore senza altre offerte note in Italia, a rimettere insieme quel che resta di un sogno. Se l’ingaggio sarà perfezionato, le cifre che si leggono sono altre corone di spine per l’amministratore più attento della serie A, con il miglior bilancio. Gli toccherà pagare in euro lordi il triplo della gestione Spalletti per comandare molto, molto meno. È un conto altissimo che De Laurentiis sembra disposto a pagare per uscire dall’angolo. E ripristinare l’operatività di un club allo sbando, anche per un clamoroso errore di comunicazione. La fuga di Spalletti, impreziosita sulle prime da una versione romantica dell’allenatore, “me ne vado per il troppo amore”, nel vuoto pneumatico di verità ha favorito le illazioni più disparate. Ricorderete le varie storielle, come l’allenatore con block- notes che teneva il conto degli sgarbi, la rivelazione delle notti su una branda di fortuna ai margini del villaggio di Castel Volturno per sentirsi libero e indipendente, la vertenza su pec e clausola hanno fatalmente creato una leggenda sinistra ma esasperata sulla vita all’interno del Napoli e sulle relazioni del presidente. Che non è mancato per generosità nei momenti cruciali. Di rara puntualità gli accrediti in banca. La deteriore fantasia ha spesso avvelenato il gossip, non certo avvicinato al Napoli i candidati alla sua panchina. Primo fu Thiago Motta già un anno fa, inseguito e perso anche stavolta. Il resto è cronaca di questi giorni, quattro tecnici contattati senza bloccarne uno. L’ultimo no, quello di Gasperini che ha ceduto alle suggestioni del tifo di Bergamo rinunciando ad una offerta che neanche sognava a 66 anni, meglio la routine dopo otto anni di gran livello con l’Atalanta che gli imprevisti a Napoli. In fretta si è dimenticato come Napoli abbia reso fantastico il suo scudetto, uno spettacolo nel naturale teatro del suo turismo internazionale. Evidente che De Laurentis abbia capito la difficoltà del momento, l’urgenza di dimostrare che Napoli non è Alcatraz in serie A. Ma una città ferita nel calcio. Dalla sua squadra, dalla società che non ha saputo governare il dopo scudetto. Ricostruirlo significa creare un altro Napoli nella verità e nella realtà dei suoi valori”.