Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis
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“Antonio non si adatta, non si accontenta. Mai. L’ultimo spicchio della felicità può essere amaro. Vince, è primo, è reduce da una striscia di sette vittorie e un pareggio ma non è come vorrebbe. E non c’entra nulla il fatto che sia un incontentabile, un passionale e che sia sempre alla ricerca di qualcosa in più. A partire da se stesso”. Lo scrive Pino Taormina su Il Mattino. L’articolo così prosegue: “Sono momenti di scontento, perché Conte guarda la rosa e capisce che c’è qualcosa che non va. Ed è un peccato, visto fin dove è riuscito ad arrivare. «Abbiamo già un punto in più rispetto al campionato scorso», ha ripetuto con orgoglio. Quando ha capito che l’ultimo obiettivo del week end era Saint-Maxim, ha compreso (come tutti) che De Laurentiis non era riuscito ad andare oltre gli ostacoli economici. Dopo aver trattato per Garnacho, Danilo, Adeyemi, Comuzzo, non è arrivato chi voleva il tecnico. È stato il gennaio del risparmio, della cessione di Kvaratskhelia fatta per accontentare il calciatore e anche per attenuare la voragine in bilancio dopo i 150 milioni spesi l’estate scorsa e la mancata partenza di Osimhen. È stato, per Antonio Conte, il gennaio dello scontento. Almeno così sembra. Perché lui era stato chiaro fin dal primo secondo: «Se va via uno forte, deve venire uno forte». Era certo che De Laurentiis lo avrebbe accontentato, ma non si erano fatti i conti con i veti dei club, con i prezzi altissimi, con le difficoltà a spostare i calciatori a gennaio. La società sa cosa voleva, ma il patron non è riuscito, nonostante i tentativi, ad accontentarlo. L’avere in cassaforte la mission stagionale, ovvero il pass per la Champions, può essere un’attenuante. Ma Conte è convinto che quel miracolo sportivo che potrebbe essere il quarto scudetto non è impossibile. E quindi, ora, bisogna capire come Antonio manderà giù questo mercato, perché quelli sanguigni come lui potrebbero viverlo quasi come un affronto”.