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L’allenatore dei cento giorni lasciò quelle cinque parole.
«Abbiamo trovato una catastrofe generale». Francesco Calzona ha vinto con la sua Slovacchia la partita con il Belgio, la serata di lunedì a Francoforte può valere una vita. Lo riabilita come allenatore, primo tempo esemplare, fluidità del 4-3-3, modulo bene eseguito nella sua Nazionale e fallito a Napoli, Lobotka migliore in campo. Si è capito che qui non poteva fare di più, avendo trovato il 26 febbraio “catastrofe generale”. Quella denuncia assolve forse anche Mazzarri, che ha gestito nel silenzio della dignità i risultati negativi e l’esonero. Ma nessuno poteva nulla, troppi vizi di struttura nella ricostruzione con Natan scambiato come erede di Kim , con acquisti bocciati da tre allenatori su tre, la preparazione sballata nella gestione Garcia.
Calzona ha trovato una squadra sfatta e dilaniata da sconfitte,gelosie, accuse reciproche.
Si è capito ormai come fosse ingestibile il Napoli, per Calzona l’impegno meno urgente era insegnare calcio. Vi riesce con la Slovacchia come dimostra la vittoria sul Belgio, penalizzato sotto rete dagli errori di Lukaku. Se davvero Conte riuscirà a farlo acquistare, dovrà rimetterlo in forma con la più energica delle sue preparazioni.
Non sorprende la sottovalutazione di Calzona, il maturo tecnico calabrese di Vibo Valentia con accento toscano può essere confortato da un autorevole precedente.
L’ambiente di Napoli derubricò come “allenatore in pensione” nel 2019 Carletto Ancelotti, il solo che possa misurarsi con PepGuardiola tra i migliori tecnici del mondo.
Non può essere un caso neanche il contratto di Kvaratskhelia. Ci son voluti due comunicati per far sapere che “i contratti si rispettano”. Ci si è messo poi Conte per impedire che Di Lorenzo vada alla Juve e Kvara si cerchi un altro club. Ancora prima dell’ allenatore sia il presidente, appena fuori dal suo eremo romano, ad istituire un codice etico. Non può essere alterata la gerarchia dei valori, mezzo milione conta meno di un esempio. Risparmio e tempismo valgono più dell’interesse economico. Il presidente lo ha inseguito perdendo sei mesi nella rincorsa di Osimhen, con risultati indecifrati. La clausola in uscita di 130 milioni sembra non funzionare . Il mercato europeo mostra uno studiato disinteresse sapendo che il Napoli ha già liquidità e deve collocare altrove un attaccante di difficile comando e insostenibile contratto. Circa 20 milioni lordi in una stagione senza Champions. Inutile ricorrere a Conte, il presidente sa e deve riprendere il ruolo dei primi 19 anni. Consideri sabbatico il ventesimo, quello del disastro. Tocca a lui far rispettare i contratti, prima con Di Lorenzo poi con Kvara.
Le intemperanze del padre, Badri Kvaratskhelia e dell’agente, “ce ne vogliamo andare”, sono una preziosa opportunità perché il Napoli ripristini le regole. Gli aumenti sono meritati per Kvara, non dovuti. I grandi club li concedono come congruo atto di generosità, prima che arrivi un agente o un padre spavaldo a fare di un grande club un mercato di capre.

Antonio Corbo per Repubblica