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Quando segni una rete come quella di Mertens che finalizza un’azione da manuale del calcio, non ci sarebbe nient’altro da dire.

Quando, nonostante tu abbia lasciato 45’ di ambientamento agli avversari, rientri in campo e li annichilisci, non ci sarebbe nient’altro da dire.

Quando, tra andata e ritorno, ne segni 8 ad una delle squadre più in forma di questo campionato, questo dovrebbe bastare per affermare una forza consolidata.

Invece non basta.

A sentir parlare gli altri pare sempre che la Juventus abbia qualcosa in più, che tanto si tratti solo di tempo per arrivare in vetta alla classifica, che i giocatori del Napoli sono bravi ma indossano la maglia del colore sbagliato. Eccetera, Eccetera, Eccetera.

E’ stato detto, addirittura, che la Juventus è in grado di vincere anche quando gioca male, invece il Napoli è condannato alla bellezza per vincere. Condannato? Stiamo scherzando? Ma chi consente che tali eresie volino nell’etere?

La bellezza degli azzurri dovrebbe essere venerata con un velo di malinconia che lascia spazio a quella consapevolezza che pochi sarebbero, davvero, in grado di riprodurre la magia di Sarri. Nonostante le assenze, gli infortuni ed i contraccolpi psicologici, il Napoli riesce ad essere sempre fedele a sé stesso e più lo fa e più vince. Zielinski è stato, a dir poco, devastante, Mario Rui si è concesso addirittura il lusso di segnare, Insigne ne avrebbe potuti fare altri tre, Koulibaly annulla Immobile che scende in campo solo per apparare gli undici titolari, Jorginho mette un telecomando nei piedi illuminando il San Paolo ed ogni altra cosa passi nel suo raggio d’azione.

Se questa è una condanna allora noi vogliamo morire così, maledettamente sublimi.

 

“LA PIU’ CONSISTENTE SCOPERTA CHE HO FATTO POCHI GIORNI DOPO AVER COMPIUTO SESSANTACINQUE ANNI E’ CHE NON POSSO PIU’ PERDERE TEMPO A FARE COSE CHE NON MI VA DI FARE”. La grande bellezza.