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Vittoria che comincia prima della partita. Falsi i segnali positivi. Non si sa che cosa si siano detti prima, Garcia e la squadra. Si può solo immaginare. Il campo racconta sempre la verità. Si è interrotta l’incomprensione che li divideva. L’allenatore che tentava di modificare i codici da una parte, la squadra che non ricordava neanche i vecchi, quelli del Sistema Scudetto. È accaduto qualcosa a Braga contro la modesta ottava squadra del Portogallo, scadente in difesa, insidiosa e agile sulle corsie esterne. Non si sa come, ma dal grigio cupo degli equivoci il Napoli sta uscendo. Faticosamente, ma sta uscendo. Garcia avrà consentito che i giocatori si ritrovassero in quel collettivo che li aveva portati in alto, tutto è apparso nuovo, con i giocatori che possono muoversi secondo vecchi automatismi, con Lobotka che riprende la guida ponendosi al centro del gioco, con Di Lorenzo che si eleva gigante sugli altri, chedalla fascia può entrare nelle zone centrali ed essere pronto a ribattere in rete palle vaganti come alla fine del primo tempo, dopo mezza partita di forti tensioni, con Osimhen protagonista e solo un po’ impreciso, ma determinato e senza un avversario di pari livello nel gioco alto. Osimhen beffato anche da Var e traversa, partita non facile per lui, ma di ripresa.
In un primo tempo di evidente superiorità, il Napoli non ha nascosto i suoi disagi. Il più preoccupante è quello sofferto sia con Lazio e Genoa. Piazzando la difesa bassa, almeno rispetto a Spalletti, il Napoli si rivela vulnerabile sulle fasce, Olivera e DiLorenzo hanno dovuto superare troppe volte difficoltà finora sconosciute, rispettivamente con Alvaro Djalo e Bruma. Per Lobotka per fortuna avviato verso la migliore condizione vi è stato anche il supplemento di impegno per la carente partecipazione di intollerabile Anguissa, ormai da troppo tempo lontano dai suoi standard. Inferiore nel confronto ravvicinato all’altro centrocampista, il concreto e imprevedibile Zielinski, una spina nel fianco del Braga. Ancora una volta sostituito Kvaratskhelia in coppia stavolta con Politano, l’altro esterno. Per Kvara un momento buio, ma non è vittima certo di infondata sfiducia.
Lobotka regge per un’ora abbondante poi anche lui tradisce la fatica, come gli altri. Non poteva subentrare Cajuste per insulti muscolari che lo hanno escluso dalla prima gara di Champions.
Opportuno notare che la preparazione dopo i primi segnali ripresenta motivi di allarmi, se dopo 13 minuti è costretto già a ritirarsi Rrahmani, assente già sabato, tornato in forma evidentemente imperfetta a Braga. Ostigard risolve tutto, svolgendo bene il suo ruolo di supplente fino ad una incertezza grave nel finale, in una difesa che naturalmente evoca la maestosa e sempre risolutiva presenza di Kim. Il suo legittimo erede, il brasiliano Natan, si è intravisto alla fine, quando Garcia con italianissimo stile ha modificato l’assetto difensivo in un 3-4-3, tanto per elevare la barriera. Per una vittoria che non cancella timori e confronti, ma di valore immenso, valeva comunque la pena. 
Antonio Corbo per Repubblica