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“Che cos’è questa tristezza, ma ched’è sta musciaria, sarà il tempo o l’aria strana o è sulo ‘a capa mia”. Scriveva il grande Pino Daniele (Invece no, cit.)
Cos’è questo catastrofismo? Mettiamo da parte quest’aria da funerale. Noi siamo il Napoli!
Siamo la squadra che in 28 partite di campionato ne ha vinte 22! Si avete letto bene: Ventidue!
Alla ventottesima giornata, su 84 punti in palio ne ha portati a casa 70! Lasciando 4 punti sul tavolo all’Inter, 2 al Chievo, 2 alla Fiorentina, oltre alle sconfitte con Juve e Roma. Entrambe al San Paolo.
Le restanti partite, ben 22 lo ripeto, le ha vinte tutte. Quindi, alziamoci in piedi e applaudiamo i ragazzi.
Se poi qualcuno sarà stato più bravo di noi, gli faremo i complimenti. Solo a fine campionato però.
Ero allo stadio domenica sera, come altri diecimila cuori azzurri trepidavo e fremevo in attesa di una partita importantissima sia dal punto di vista morale che da quello di classifica. C’era da difendere un primato solitario che conservavamo dalla settima giornata (fatta eccezione per la 15° e la 16° giornata) dall’assalto della Juve che ci aveva virtualmente sorpassato sabato scorso. C’era da sbancare San Siro, gremito in ogni ordine di posto. Ci abbiamo provato, ma purtroppo non ci siamo riusciti e di conseguenza abbiamo perso materialmente, oltre che virtualmente la vetta solitaria. Peccato, mi ero piacevolmente abituato a vedere il Napoli primo nella classifica nazionale.
Rammarico era il sentimento che si scorgeva negli occhi dei tifosi partenopei all’uscita dello stadio. Soddisfazione in quelle dei nerazzurri. Le facce della gente a fine partita raccontano tanto, forse tutto.
Perché noi sappiamo giocare a pallone e questo oramai ce lo riconoscono a tutte le latitudini. Tant’è che l’Inter nel primo tempo ha pensato bene di difendersi a oltranza intasando il centrocampo con Gagliardini e Brozovic (che sembrava l’Allan dei tempi migliori) interditori puri e Rafinha, il più tecnico dei nerazzurri, in marcatura fissa su Jorginho. Mentre noi fraseggiavamo come sempre, dominando il gioco ma con meno velocità del solito e meno tiri in porta. Nella seconda frazione di gioco Spalletti ha invertito i terzini, allo scopo di limitare Insigne e accentrato Perisic per fare più densità a centrocampo, mentre noi inserivamo Zieliski al posto di un buon Hamsik, lasciando in campo Allan. Cambio un po’ troppo conservativo a mio giudizio in quanto i ritmi si erano abbassati e le accelerazioni di Zieliski potevano essere corroborate con più qualità dal capitano. Con il senno di poi è facile parlare, ma le azioni più pericolose sono capitate sui piedi del brasiliano che ha purtroppo sbagliato i passaggi decisivi.
Mentre le conclusioni sono state appannaggio di Insigne in primis, sprecata con un pallonetto senza senso e di Mertens poi. Stavolta il pallonetto ci stava, la misura no.
Un caro amico interista mi ha di recente detto che il gioco del Napoli è guardiolismo puro senza i campioni del Barcellona….Come dargli torto!
Se non riusciremo a coronare il sogno in questa stagione, ci sarà sempre la prossima e quell’altra ancora. Basterà trattenere il comandante in primis e completare la squadra. Sta alla società ora dimostrare di saper portare i campioni. Ci sono ben 66 milioni di euro in cassa. L’ utile netto dell’anno fiscale 2016-17 (per correttezza d’informazione dovuta alla plusvalenza relativa di Higuain).
Solo chi ha l’animo perdente si è già rassegnato. Noi continueremo ad urlare a squarciagola: Sarò con te e tu non devi mollare, abbiamo un sogno nel cuore: Napoli torna Campione!
In chiusura, mi fa piacere dedicare un caro saluto a un Giornalista e ad un napoletano Doc che ha narrato, con insuperabile maestria, anni felici a una generazione di tifosi! Milano chiama, Napoli risponde…Ciao Luigi!