Aurelio De Laurentiis e Victor Osimhen
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Antonio Corbo su Repubblica: “Il Napoli purtroppo non esce dal Grande Equivoco. Si è incastrato nel dicembre 2023, quando all’ultimo secondo utile per godere della più bassa aliquota sui compensi (Decreto Crescita) fu prorogato il contratto di Osimhen, con la clausola portata a 130 milioniper lo svincolo unilaterale del giocatore e l’in gaggio a 10 netti. De Laurentiis era certo di venderlo a Madrid, Londra o Parigi. Quella costruzione artificiosa era il suo orgoglio di uomo dalle grandi visioni. Sbaglia anche lui. Si è rivelata mostruosa. Per colpa di Osimhen che ha reso troppo poco per attrarre acquirenti a quella cifra. Si dice pure che qualcuno a Parigi sia venuto meno ad un impegno. Oggi Osimhen è un caso internazionale. Di quel contratto si avvale solo per guadagnare un ingaggio da star e vivere da turista milionario a Napoli, in attesa della cessione. Non sente affatto il dovere di comportarsi da tesserato del Napoli: allenarsi e giocare. Né Conte pensa di inserirlo. Si limita a dire che Osimhen ha un accordo con il presidente. E sitira fuori. Giusto, ma da uomo di calcio e di società ha mai pensato che tentare il recupero di Osimhen come per Kvara e Di Lorenzo sarebbe un vantaggio tecnico ed economico, piuttosto che acquistare a cifra ancora da definire il 31enne Lukaku? Direte, non sono suoi i soldi. C’è un’altra domanda però: De Laurentiis gliel’ha chiesto? Manna come area tecnica ha provato? Se il Napoli non esce dal Grande Equivoco danneggia anche Lukaku, sicuro di tornare in Italia. Ma come torna se il Napoli non ha trovato l’accordo a futura memoria con il Chelsea che spara 37 milioni? Conclusione: De Laurentiis reintegra Osimhen nel Napoli o lo vende, anche sottocosto, per trattare Lukaku e gli altri acquisti sollecitati da Conte. A 5 giorni dal campionato è tutto fermo, la squadra è incompleta, centrocampo semivuoto, giocatori esodati dopo il ritiro. Indecisi a tutto De Laurentiis, Conte, Manna giocano con le parole. Importante è lo stile, niente scontri, grande il nuovo Napoli, soffre solo di Bon Ton”. 

L’editorialista di Repubblica Antonio Corbo