Ciro Ferrara
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Il Mattino ha intervistato Ciro Ferrara

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Ciro Ferrara, che le segue da vicino tutte le settimane, non si sorprende per quelle sei squadre in due punti al vertice della classifica. «E penso che si andrà avanti così nei prossimi mesi: non ne vedo una che vada in fuga come è accaduto negli anni passati». Napoli, Atalanta, Inter, Lazio, Fiorentina e Juve. Sono sei ma quelle in lotta per lo scudetto diventano quattro, secondo l’ex difensore di Napoli e di Juve, opinionista di Dazn. 

È casuale questa situazione di classifica? 
«No. Ci sono quattro squadre attrezzate per lo scudetto: Napoli, Atalanta, Inter e Juve. E Lazio e Fiorentina stanno facendo un eccellente lavoro. Rispetto per la storia e l’organico del Milan, però i sei punti di ritardo dalla Juve sono tanti, anche se deve recuperare la partita di Bologna. Ci sarebbe una riflessione da fare sul torneo: 20 squadre sembrano troppe, forse è opportuno tornare al format con 18».

L’equilibrio è anche nelle parole degli allenatori di Napoli, Atalanta, Inter e Juve: nessuno esce allo scoperto e De Laurentiis ha fatto addirittura un comunicato per chiarire che l’obiettivo è tornare in Europa, non lo scudetto. 
«È la strada che Conte, Gasperini, Inzaghi e Thiago Motta hanno scelto per non caricare troppo l’ambiente. Una strategia perché è chiaro che sono quattro club consapevoli della loro storia e del loro valore».

Chi è più avanti rispetto alle altre? 
«Sulla carta l’Inter sembra più attrezzata sotto l’aspetto dell’organico. Ma sulla carta non vince nessuno. Atalanta e Juve possono avere qualcosa in meno, però magari in campo riescono a compattarsi di più. Anche perché pare che l’Inter abbia qualche certezza in meno rispetto alla scorsa stagione».

Davanti c’è il Napoli: fino a quando un punto potrà fare la differenza? 
«Io non penso a una squadra in grado di staccarsi rispetto alle altre perché in questa fase nessuna appare più forte di un’altra. Si combatterà fino alla fine e Conte lo sa. A Napoli è arrivato l’uomo giusto, in grado di gestire non soltanto il gruppo di lavoro ma anche gli umori dell’ambiente. Non a caso nella mia città hanno vinto allenatori con certe caratteristiche caratteriali».

Domenica scorsa era al Meazza: l’ha sorpresa lo sfogo di Conte ai microfoni di Dazn? 
«No, perché lo conosco. Mi è dispiaciuto non aver potuto fare approfondimenti tecnici e tattici dopo la partita, piuttosto. Era dalla sconfitta di Verona che non vedevo Antonio così arrabbiato. Concordo sul fatto che quello non fosse fallo da rigore, quanto all’uso del Var penso che sia oggettivo su fuorigioco e fallo di mano: tutto il resto è soggettivo e potrebbe essere utile introdurre la “chiamata” al Var, una o due per squadra. Ma non è giusto limitare il discorso che riguarda il Napoli a questa polemica».

Andando ad altri aspetti, invece? 
«Conte ha gestito bene la settimana successiva allo 0-3 contro l’Atalanta: si è visto dalla personalità con cui il Napoli ha giocato al Meazza. È stato importante aver superato i primi impegni di un certo livello in trasferta: vittoria contro il Milan e pareggi con Juve e Inter. E, al di là di questi big match, contano i successi con squadre di un differente livello ottenuti in situazioni di difficoltà, come lo svantaggio contro il Parma o il pareggio col Como. Riuscire a vincere certe gare è un bel segnale».

Un punto interrogativo sembra Lukaku. 
«Non lo è, nel senso che la carriera parla per lui. E poi nessuno meglio di Conte lo conosce e sa valutarlo anzitutto sotto l’aspetto fisico. Quanto ai gol, penso al Lukaku delle due stagioni con l’Inter: giocava con una punta più vicina, attaccava maggiormente la profondità e aveva più palloni giocabili».

Tra gli allenatori al vertice del campionato c’è Baroni, con cui lei vinse il secondo scudetto a Napoli. 
«Ottimo tecnico, lo ha dimostrato gestendo situazioni difficili e non mi sorprende il lavoro che sta facendo con la Lazio. Ha saputo rimotivare la squadra e l’ambiente, una situazione che mi ha ricordato quella del Napoli pre-scudetto: un grande campionato dopo addii importanti».