Ecco come giocava la Roma di Rudi Garcia.
Studio pubblicato dal portale ASSOANALISTI.IT
INTRODUZIONE
La squadra allenata dal tecnico francese propone un gioco offensivo alla costante ricerca di spazi per liberare i suoi uomini più veloci. Giocatori fondamentali nello scacchiere giallorosso sono: Gervinho, dotato di una rapidità fuori dal normale, a cui non bisogna mai lasciare lo spazio di puntare l’uomo, ma che nonostante ciò pecca in fase di finalizzazione; Pjanic, leader tecnico della squadra, fondamentale in fase di impostazione e dotato di un ottimo tempo di inserimento; Nainggolan, che offre un rendimento altissimo sia in fase offensiva che difensiva; Manolas, punto di riferimento della retroguardia; ultimo, ma non meno importante, Totti, giocatore dotato di una tecnica eccelsa e capace di una visione di gioco a 360°, benchè ormai a fine carriera.
In fase offensiva, Garcia fa avanzare i terzini sulla linea di centrocampisti e abbassa leggermente il mediano, per dare copertura ai due uomini di difesa. I tre giocatori d’attacco restano liberi di svariare sul fronte offensivo.
In fase difensiva, invece, il tecnico abbassa i due esterni offensivi per dare copertura alle zone laterali, lasciando come unico riferimento avanzato Totti.
Ma ora andiamo ad analizzare nello specifico le varie fasi di gioco:
SISTEMI DI GIOCO
- Sistema di base: 4-3-3
- Sistema di gioco in fase difensiva: 4-1-4-/1
- Sistema di gioco in fase offensiva: 2/-1-4-3
FASE DI POSSESSO
Come già accennato in precedenza, la filosofia di Garcia si basa sull’arrivare davanti alla porta avversaria con il minor numero di tocchi possibili.
La costruzione dal basso si sviluppa prevalentemente sui due terzini. Le loro qualità gli portano ad essere più efficaci in fase di possesso che in quella di non possesso. I due centrali di difesa risultano parecchio affiatati, con Astori più frequentemente in possesso palla durante la costruzione viste le sue buone doti tecniche. Egli è inoltre dotato di un ottimo lancio, che permette in assenza di alternative o in presenza di spazi lasciati liberi dalla squadra avversaria, di cercare i due esterni alti, posizionati spesso sull’ultima linea di difesa avversaria.
Lo sviluppo a centrocampo è facilitato dalle grandi doti tecniche e fisiche dei tre uomini schierati da Garcia. I tre, pur avendo caratteristiche diverse tra loro, insieme riescono a completarsi. In particolar modo Pjanic e Nainggolan vanno a creare una linea qualche metro avanti rispetto al mediano basso (ruolo solitamente svolto da Keità o De Rossi) e non danno mai punti di riferimento: a turno uno dei due si abbassa per iniziare la manovra mentre l’altro va a posizionarsi negli spazi lasciati liberi dagli avversari, solitamente in zona di rifinitura molto vicino alla prima punta Totti.
Quest’ultimo ruolo è spesso affidato a Pjanic, il quale è più tagliato per la manovra offensiva rispetto a quella di impostazione del gioco dal basso più spesso affidata al piede di Nainggolan, capace anch’egli di un ottimo cambio gioco. Come vedremo più avanti, la posizione alta tenuta da Pjanic sarà fondamentale nella fase di transizione negativa.
I tre di attacco, invece, tendono a svariare molto nella loro posizione in campo per cercare di non dare punti di riferimento: Totti, la punta centrale, vista la sua ottima visione di gioco diventa il vero e proprio regista offensivo capace di trovare, con inserimenti alle spalle dei difensori, i due esterni offensivi anche a palla scoperta. Risulta particolarmente importante la marcatura a uomo di quest’ultimo in quanto i suoi lanci o passaggi filtranti sono alla base della finalizzazione dell’azione della Roma.
In fase offensiva vi è costante supporto dei due terzini, spesso coinvolti, che si propongono costantemente in sovrapposizione per cercare di creare superiorità numerica sulle fasce ed arrivare al cross basso, con combinazioni strette e/o triangolazioni.
Un’altra costante tattica riguarda, appunto, la buona affinità dei 4 esterni della Roma (offensivi e difensivi) su entrambe le fasce. Infatti, molto spesso, per non dare punti di riferimento, tendono a invertire le loro posizioni: i due esterni alti si abbassano per giocare il pallone, mentre i due esterni bassi si buttano sulla linea difensiva avversaria per attaccare l’aria di rigore. La finalizzazione della Roma non avviene mai attraverso traversoni, vista la mancanza di un numero 9, capace di sfruttare questo tipo di occasioni.
Sul finale di gara quando vi è da proteggere il risultato, la Roma si affida a continui cambi di gioco, per dare ampiezza alla squadra e allo stesso tempo stancare gli avversari. L’indole di questa Roma porta comunque al tentativo di verticalizzazione, ma un costante calo di condizione fisica dei due esterni alti negli ultimi 15 minuti, rende questi attacchi più sterili.
TRANSIZIONE OFFENSIVA
La fase di transizione offensiva è frutto di una strategia ben collaudata, che sfrutta le caratteristiche dei giocatori più rapidi e si affida a smarcamenti preventivi in fase di non possesso. Una volta recuperata palla, la squadra di Garcia cerca sempre in primo luogo il contropiede, grazie alla rapidità dei due esterni di attacco, che riescono con grande velocità ad attaccare gli eventuali spazi liberi lasciati dagli avversari. Il tecnico, per quanto riguarda questo aspetto, chiede molto sacrificio ai due attaccanti esterni, in quanto in fase di non possesso devono essere bravi a ripiegare sulla linea dei due centrocampisti Pjanic e Nainggolan, ma non appena recuperato il pallone devono buttarsi subito in avanti. La riconquista rapida del pallone è resa possibile grazie alla linea molto alta tenuta dai centrocampisti della Roma, fondamentali in fase di pressing. Quando non è possibile effettuare la strategia del contropiede, la Roma opta per il consolidamento del possesso ma ciò avviene poco frequentemente, poiché rende i giocatori giallorossi più prevedibili e meno pericolosi a difesa schierata.
FASE DI NON POSSESSO
In fase difensiva la Roma si posiziona con un 4-1-4-1 a cui non partecipa solitamente la prima punta Totti. Fondamentale il ruolo del mediano basso, il quale, quando la squadra si trova chiusa nella propria trequarti campo, si schiaccia sulla linea dei difensori, quasi a fare il difensore aggiunto.
La strategia adottata è quella di chiudere i passaggi verticali per le punte avversarie e cercare di far giocare la squadra avversaria in orizzontale, impedendole cosi l’avanzare. Per fare ciò Garcia tiene molto alta la linea dei centrocampisti, parecchio staccata da quella dei difensori, che rimane invece più bassa. In mezzo alle due linee si va a posizionare il mediano basso. Questa idea di gioco è sicuramente un’arma a doppio taglio: risulta parecchio efficace quando si ha contro una squadra incapace di uscire palla a terra senza affidarsi alla prima punta che agisce da riferimento, mentre risulta rischiosa quando si ha a che fare con squadre tecnicamente molto abili e che fanno dell’uscita palla a terra una delle chiavi fondamentali per arrivare in porta. In particolare, chi agisce da mediano basso rischia di essere “un uomo dal cartellino facile”, quando a centrocampo saltato deve intervenire per evitare la ripartenza degli avversari.
La linea difensiva gioca scaglionata e attua la filosofia del marco-copro. Garcia in questo modo mette in risalto le doti difensive di Manolas, che nonostante le non eccelse doti tecniche, con la palla tra i piedi risulta fondamentale nel meccanismo-Roma, grazie alle sua capacità in marcatura e alla sua bravura nel scegliere il giusto tempo per trovare l’anticipo. Il suo compagno di difesa, invece, si schiera da ultimo uomo. A difesa schierata, i due esterni difensivi tendono a stringere molto verso gli altri due compagni di reparto, lasciando più spazi nelle zone laterali ma chiudendo agli inserimenti nella parte centrale del campo.
Quando invece gli avversari sono in possesso palla nelle zone laterali, il terzino di riferimento in quella zona esce tempestivamente a chiudere, mentre la seconda linea di copertura tiene una diagonale lunga. I due terzini voluti da Garcia tendono ad avere maggiori doti offensive che difensive, sopratutto nell’1vs1, dove non sono irresistibili e vengono frequentemente superati. Per ovviare a ciò, il tecnico francese chiede i raddoppi sulle lateralità da parte dei due attaccanti esterni.
TRANSIZIONE DIFENSIVA
Nel momento in cui perde il possesso della palla, la Roma tenta subito la rapida riconquista, specialmente quando si trova nella trequarti avversaria. Questa caratteristica della squadra di Garcia mette molto in risalto le doti da recupera-palloni di Nainggolan, molto abile in scivolata. I due terzini partecipano sempre alla manovra offensiva, ripiegano alla massima velocità ma molto spesso lasciano grandi opportunità alle squadre brave nei contropiedi fulminei.
Generalmente, l’incaricato di coprire in caso di necessità gli spazi lasciati liberi, è il mediano basso, costantemente impegnato nel ruolo di filtro davanti alla difesa.
Punti di forza
- Elevata dote tecnica degli uomini di movimento
- Abilità nel cambio gioco
- Partecipazione dei terzini alla manovra d’attacco
- Rapidità degli esterni d’ attacco
- Continui movimenti in campo senza dare punti di riferimento
- Attenzione alla fase difensiva
- Grande spirito di sacrificio
Punti di debolezza
- Poca efficacia sotto porta
- Terzini facilmente superabili nell’1vs1
- Parecchi spazi lasciati liberi in contropiede
- Numerosi cartellini gialli, specialmente nella zona centrale del campo
- Difficoltà nel gioco con il portiere palla a terra
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