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“Oggi è il 22 aprile. Pellegrini. 90esimo. La butta dentro. Io sfondo il walkman con radiolina incorporata. Molti dei lettori nemmeno sanno di cosa sto parlando. Era il regalo portatomi dalla befana, insieme alla maglia azzurra con la scritta Mars. E al pacco sano di figurine Panini. Espulsi Rijkard e Van Basten, poco prima. Costacurta, esperto commentatore imparziale, sostituito poco prima.

Gullit in panchina. Ancelotti infortunato. Una radio spaccata. ”Il mio calcio è sempre passato per Milano. Legami, parenti, maglie a volte imposte. Alcuni hanno ancora il coraggio di parlare della monetina di Alemao. Ma come lo spieghi: “acalati ca si luong e non riesco a medicarti…”

Fate una statua e togliete Garibaldi.

Ventisette anni fa mancava una giornata. Ne avevo dieci, come le sfide del Napoli fino ad ora. Siamo all’inizio. Dopo Il Napoli a Genoa, dopo i miracoli di Mertens e la vittoria per 3-2, già penso alla Milano sportiva.

Verona – Inter
Milan – Juve

Le prossime.

Siamo nelle mani di mezza Milano e in quelle del Verona ben diverso da quello che superò il Milan al novantesimo di quel 22 aprile del 1990.

Genoa – Napoli partita indigeribile. 2-3. Mangio un Mars. Ricordi.

I miei amici d’infanzia mi criticano. Messaggio a mio fratello. Spesso, durante le sfide del Napoli, elenco in diretta i tiri sbagliati di Insigne.

Sembro a metà tra Massimo Alfredo Giuseppe Maria Buscemi e Bargiggia.

Baffi contro barba.

Saggezza da una parte e sagacia, simpatia, abile capacità comunicativa, bellezza, fascino, antirazzismo, imparzialità, conoscenza del calcio, dall’altra.

Insigne è un mediocre grande giocatore. Per me deve ancora fare il salto della costanza.

Quando non pensa è mostruso. Ha una delle migliori medie assist d’Europa. Ha una delle peggiori percentuali realizzative rispetto ai tiri in porta.

Lo chiamo 5.0. In genere segna ogni sei tiri nello specchio.

Pausa. Mi rivedo la rete di Suso.

Pausa. La rivedo. Altro Mars.

Escludendo il miracolo di Samir, che ha sancito #oprimmzerezer, i numeri di Dries sono diversi da quelli di Insigne. Ma siamo primi.

Ho la maglia del Napoli addosso. E’ la nuova. Sia chiaro. Il mio store di via Manzoni è diventato il mio “album di figurine” da adulto. Sogno. Presto. Si è presto.
Ma io sogno.

Sinisa cita Ivo Andric, Bernardeschi sembra Legrottaglie, Myrimò entra a casa mia e Mertens segna a giro su punizione. Mio fratello mi chiama poco dopo. Io e mio padre ci guardiamo.

[Adottato.] Dico
[No, è tuo fratello poco tifoso.] Risponde

Finisce con il sorriso. E’ nato nel 1988. Lui ai tempi delle capate di Baroni da scudetto strisciava con una tutina azzurra.

Gli farò vedere lo stop di suola di Dries. La cosa più napoletana che ho visto nella mia vita, dopo quel miracolo di mia nonna.

La corsa è lunga.

Ma quale corsa. Il Napoli dà l’impressione di vincere passeggiando.

Tra poco gli chiederò cosa ne pensa del momentaneo 4411 con Rog al posto di Calle. Affidarci a Giaccherini? Cinque minuti di bandierina. Mostruoso. Intelligente.

Grande Napoli